Recensione: Cime Tempestose

So che non stavate più nella pelle e non aspettavate altro che il mio articolo sull’ultimo dei capolavori delle sorelle Brontë, “Cime Tempestose”, che ovviamente ha soddisfatto le mie aspettative. Vi avviso solo che sarà una recensione piena di spoiler.

Emily, come Charlotte e Anne, dimostra uno straordinario talento nella scrittura, riuscendo a descrivere perfettamente i luoghi e i personaggi; questi sono un po’ più superficiali (intenzionalmente) rispetto ai protagonisti di Jane Eyre e Agnes Grey, sono descritti proprio con un unico tratto che li caratterizza, senza sfaccettature: Hindley che odia Heathcliff; Catherine Earnshaw, che rappresenta lo stereotipo della ricca ragazza Inglese. “Cathy” è superficiale, opportunista, pensa solo a perseguire i propri interessi, incurante di quanto questo potrebbe far soffrire gli altri; sa di essere amata da Heathcliff e [SPOILER] lei stessa lo ama, ma decide di sposare comunque Mr. Linton solo perchè sa che le conviene di più.

Catherine Linton, la mia preferita perchè dimostra di avere carattere, di essere forte e, a differenza della madre, sa cosa vuol dire sacrificarsi per il bene degli altri, sa cosa vuol dire rinunciare. Ma l’unico personaggio veramente approfondito a livello psicologico è Mr. Heathcliff: un personaggio agghiacciante, che non conosce limite alla sua crudeltà, che si fa proprio odiare. Un personaggio che però agisce solo ed esclusivamente per amore, perchè anche le sue azioni più atroci, le mostruosità che egli compie, hanno come movente l’amore non corrisposto per Catherine Earnshaw, il cui fantasma lo tormenta per tutta la vita.

E in fondo Heathcliff rimane un mistero: un uomo crudele, ma con una capacità di amare smisurata, purtroppo circoscritta solo a Catherine. Non si sa come e perchè lui sia diventato cosi, ne’ si sa se [SPOILER] al momento di morire si sia pentito; Emily ha avuto proprio un’idea geniale, ha lasciato un finale aperto, così che il lettore possa decidere come giudicare Heathcliff: io personalmente l’ho odiato, ma ci sono molte persone che lo adorano per il suo instancabile amore verso Catherine.

In sostanza, un libro meraviglioso, pieno di emozioni, la storia di un amore disperato tra due personaggi cosi uguali e opposti, il racconto della sofferenza che porta alla crudeltà. Manca qui il femminismo, che contraddistingue invece i romanzi delle altre due sorelle, e tutto è concentrato sui sentimenti e sulle passioni, è più quello che oggi definiremmo un romanzo commerciale, motivo per il quale forse (ma solo forse, è troppo difficile scegliere) preferisco Jane Eyre.

CITAZIONE: “My love for Heathcliff resembles the eternal rocks beneath- a source of little visible delight, but necessary. Nelly, I am Heathcliff- he’s always in my mind- not as my own pleasure, any more than I am always a pleasure to myself- but as my own being” Catherine Earnshaw

VOTO: 9

-Denise

Recensione: Agnes Grey

All’incontro di del gruppo Liberi, ho accennato alla mia passione per la letteratura inglese femminile, in particolare per le sorelle Brontë; ebbene, dopo Jane Eyre vi propongo il libro di Anne Brontë, che è sicuramente il meno conosciuto dei romanzi delle tre sorelle, ma questo perchè è molto particolare. Jane Eyre rappresenta lo stereotipo del romanzo romantico, con la storia d’amore e il mistero che avvolge il Signor Rochester, mentre Anne, nello scrivere Agnes Grey non è stata cosi all’avanguardia come la sorella: la protagonista è molto meno attiva rispetto a Jane, quasi apatica, affida tutto nelle mani di Dio, e non si abbandona mai ai sentimenti. Tuttavia c’è un grande lavoro di introspezione psicologica, forse addirittura più che in Jane Eyre, poichè il romanzo risulta privo di una vera trama, quindi si concentra soprattutto sulle riflessioni della protagonista, che dunque pensa tanto ma agisce poco.

Anche qui c’è una storia d’amore, che però stavolta è più una storia d’amore spirituale, in quanto coinvolge Mr. Weston, il pastore del villaggio; immaginatevi quindi una ragazza cosi timida e pudica, insieme con un pastore: risulta evidente che essa sarà una storia d’amore poco intensa, senza emozioni, volta solo a ribadire i concetti morali più volte esposti nel libro.

Sono proprio i modelli di comportamento a costituire il filo conduttore del romanzo, in quanto nelle sue riflessioni la protagonista dà sempre il suo giudizio su cosa è giusto fare, ovvero seguire i precetti morali senza mai abbandonarsi alle passioni. Tuttavia, se il libro sembra a prima vista non sembra molto innovativo, Anne riesce a stupirci e ad affascinarci inserendo nel romanzo il femminismo, come del resto aveva fatto la sorella, dando alla protagonista un’inaspettata indipendenza: Agnes dunque, dipende solo da Dio, ma non si farà mai sottomettere da altri, specie se uomini.

Chiudo dicendo che se dovessi scegliere un aggettivo per descrivere il libro sarebbe “interessante”, perchè effettivamente non ha una storia molto coinvolgente, ma offre un’analisi psicologica dei personaggi che io non avevo mai visto prima, che affascina e fa davvero capire com’era la società Inglese nella realtà vera (cioè non nella realtà circoscritta alla casa del Signor Rochester come in Jane Eyre).

CITAZIONE (che riporto in Inglese perchè l’ho letto in lingua originale): “It is foolish to wish for beauty. Sensible people never either desire it for themselves or care about it in others. If the mind be but well cultivated, and the heart well disposed, no one ever cares for the exterior”

VOTO: 8-

-Denise

Recensione: Jane Eyre

Non pensavo che mi sarei potuta emozionare tanto per un libro scritto nell’800. Pensavo sarebbe stato “antico” e noioso; invece Charlotte Brontë ha scritto un romanzo di una modernità impressionante, in cui l’unica differenza con la nostra epoca è il diverso modo di vestire.

Jane, una ragazza che non è come le altre, non si sottomette a niente e a nessuno, è indipendente e non crede all’inferiorità delle donne: un’antesignana del femminismo, che con il suo carattere ha scandalizzato l’Inghilterra Puritana di quei tempi, soprattutto perchè appare chiaro come la protagonista sia in realtà un mezzo utilizzato dall’autrice per divulgare le sue opinioni critiche nei confronti della società, soprattutto maschile. E il femminismo di Charlotte si nota anche nella storia d’amore tra Jane e il Signor Rochester, in cui per la prima volta è la donna a “sottomettere” l’uomo e a dimostrare la sua indipendenza. Certo, le vicende amorose sono ben narrate, grazie anche all’aggiunta di particolari tipici del Gothic Romance Inglese, quali il personaggio di Bertha Mason, la quale crea un senso di mistero volto anch’esso ad aumentare la suspance della storia; ma il tratto fondamentale del libro è, a mio parere, la modernità che caratterizza non solo i personaggi, cui Charlotte si dedica con un’attenta introspezione, ma anche il lessico utilizzato, che è volto sempre a criticare la società e a dare più importanza alla donna.

All’inizio dunque ero parecchio scettica, ma più andavo avanti, più mi accorgevo di essere “presa” dal libro in un modo che non mi sarei mai aspettata, perchè è un libro che non stanca, che coinvolge e che ti fa commuovere, tanto che è impossibile non piangere leggendo le ultime pagine, [SPOILER] nonostante ci sia un lieto fine.

CITAZIONE: “In genere si suppone che le donne siano molto calme; ma le donne hanno gli stessi sentimenti degli uomini: hanno bisogno di esercitare le loro facoltà, e di una palestra per i loro sforzi, al pari dei loro fratelli. Soffrono per una costrizione troppo rigida, per un troppo completo ristagno esattamente come soffrirebbero gli uomini; ed è segno di ristrettezza mentale sostenere che queste creature privilegiate dovrebbero limitarsi a infornar sformati, far la calza, suonare il piano e ricamar borsette. E’ stupido condannarle e prendersi gioco di loro se cercano di fare ed imparare più di quanto il costume abbia stabilito necessario per il loro sesso”

VOTO: 9.5

-Denise